Recovery Fund



Servono interventi, servono subito.
L'Unione Europa, vittima in questo periodo di pandemia di insulti e scetticismi, dimostra l'aiuto nei confronti dei paesi che la compongono. Si è parlato dei bond, poi di MES, ma potrebbero bastare? Il rilancio dell'economia dell'Unione è interesse di ciascun Paese che ne fa parte, oltre, ovviamente, alla sicurezza sanitaria necessaria per una costante ripresa. Ma servono aiuti, soprattutto per un Paese come l'Italia, che viaggia tra debiti e altre difficoltà, che di certo non hanno facilitato la lotta contro il virus, sia tra i reparti, sia tra gli uffici della pubblica amministrazione. Il Recovery Fund diventa così un fondo da cui si può attingere, per investimenti privati, sovvenzioni agli stati, attraverso prestiti e obbligazioni a lungo termine, così chiedono i deputati al parlamento europeo. Mille miliardi? Duemila? Servono comunque. L'altro-ieri, il 15 maggio, la proposta è stata approvata a Bruxelles con 505 voti a favore, 119 contrari e 69 astenuti. Lega e Fratelli d'Italia tra gli astenuti, definendosi scettici sulle soluzioni dell'UE, affermando che porterebbero a danneggiare l'Italia e imporre nuove tasse. Ma servono soldi, servono in fretta, c'è bisogno di ripartire, e il fatto di astenersi è solo un modo per ostacolare il governo italiano, non pensando che per una ripartenza c'è bisogno di attingere denaro da qualche fonte. Se MES no, Recovery Fund no, come facciamo? Dobbiamo stamparli? Crearli dal nulla? Salvini e Meloni voltano la faccia, in questo modo, a tutti i lavoratori italiani che affermano di difendere.