Multe in base al reddito



Multe in base al reddito. Giusto? Perché?
Partiamo col dire che la multa può avere un doppio scopo: ammonire il trasgressore, ricordandogli di non commettere più quella determinata infrazione e permettere al comune di "fare cassa", generando entrate utili per finanziare opere pubbliche e pagare il proprio personale.
In Italia un sistema di calcolo della multa in base al reddito non esiste: chi passa con il rosso con un semplice Pandino pagherà la stessa somma di un proprietario di una Ferrari. La persona con meno disponibilità economiche avrà decisamente più difficoltà a pagare la somma, che inciderà particolarmente sul bilancio mensile della famiglia. Il possessore della supercar non avrà problemi, una somma di 100/200 euro è quella frutto del guadagno di una giornata, non mezza settimana. In questo modo la persona più "ricca" sarà anche più disposta a commettere nuovamente l'infrazione, annullando il vero significato della sanzione. In Europa un esempio dell'applicazione di questo metodo è la Finlandia, dove i superamenti dei limiti della velocità vengono ammoniti con multe che spesso e volentieri superano i 50 mila euro. Cifre assurde, magari esagerate, ma muoversi verso una simile direzione rimane comunque giusto. C'è comunque da dire che, per permetterne l'efficienza, ed evitare che ciò porti ad una maggiore evasione fiscale, con persone che dichiarano al fisco la metà o meno delle loro disponibilità, per paura di una possibile multa, bisogna puntare sulla digitalizzazione, per permettere un maggiore controllo, da parte delle autorità competenti.